CIPL Edilizia Cooperative Ravenna: definito l’EVR 2024

La prima tranche dell’EVR viene erogata con la busta paga di aprile

Il 13 marzo scorso le Associazioni datoriali, Legacoop Romagna, Confcooperative Romagna, Agci Emilia Romagna e le OO.SS. Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil della Romagna, si sono incontrate per deliberare sulla quantificazione  dell’EVR 2024 relativo al CIPL per i lavoratori edili dipendenti da aziende del movimento cooperativo della provincia di Ravenna, come previsto dall’art. 11 del Testo Unico siglato il 14 marzo 2022. Stabilito l’esito positivo dei 5 indicatori, si è decisa l’erogazione dell’Elemento variabile della retribuzione in 2 tranche di uguale importo: la prima con la retribuzione di aprile 2024 e la seconda con quella di ottobre 2024. 
L’emolumento, come precisato nel verbale, spetta ai lavoratori con la qualifica di impiegato, operaio e apprendista professionalizzante che risultano in forza nel periodo nel quale avviene la misurazione dei parametri, vale a dire quello che va dal 1° ottobre 2022 al 30 settembre 2023 (anno edile 2023), e alla data del 13 marzo 2024. 
L’importo complessivo dell’EVR è riproporzionato in base ai mese di durata del rapporto di lavoro nel suddetto periodo di maturazione dei parametri. La frazione di mese pari o superiore a 15 giorni di calendario equivale a mese intero. 
Per i lavoratori part-time, l’importo complessivo dell’EVR è riproporzionato sulla base dell’orario di lavoro nel periodo 1° ottobre 2022-30 settembre 2023. L’EVR è omnicomprensivo di ogni istituto diretto, indiretto e differito di origine legale e contrattuale, compreso il Tfr e non è cumulabile ai fini dei versamenti ed accantonamenti dovuti alla Cassa edile di Ravenna. Inoltre, non è assorbibile da nessun istituto retributivo di origine contrattuale o attribuito ad personam

Edilizia Cooperative
Livello Minimo Contingenza Edr Altre indennità Totale 4% dei Minimi
8 2.082,99 544,46 10,33 170,00 2.807,78 1.000
7 1.748,20 537,48 10,33 170,00 2.466,01 839,00
6 1.499,74 530,98 10,33 0 2.041,05 720,00
5 1.274,35 525,21 10,33 0 1.809,89 612,00
4 1.140,63 521,7 10,33 0 1.672,66 548,00
3 1.061,02 519,54 10,33 0 1.590,89 509,00
2 952,69 516,62 10,33 0 1.479,65 457,00
1 833,21 513,6 10,33 0 1.357,14 400,00

 

Non applicazione della ritenuta sulle somme che non entrano nella disponibilità degli aventi diritto

L’Agenzia delle entrate ha fatto chiarezza circa il caso di un’associazione costituita per attuare forme di previdenza a favore degli agenti iscritti, in dubbio sull’applicazione delle ritenute d’acconto sulle somme non disponibili per gli aventi diritto (Agenzia delle entrate, risposta 14 marzo 2024, n. 71).

L’articolo 1 del TUIR prevede che il presupposto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è il possesso di redditi in denaro o in natura rientranti nelle categorie indicate nell’art. 6.

In relazione al concetto di ”possesso” del reddito, l’Agenzia delle entrate ha evidenziato che la disposizione normativa intende riferirsi, più che alla titolarità giuridica dei redditi, alla loro materiale disponibilità da parte del soggetto d’imposta. 

 

Nel caso di specie, l’associazione costituita per attuare forme di previdenza a favore degli agenti iscritti intende versare al Fondo previsto dall’articolo 1, comma 343, della Legge n. 266/2005, le somme relative alle posizioni degli agenti risultati irreperibili che derivano dai contributi versati dagli stessi e che sono stati investiti in polizze. Come previsto dal comma 345 del medesimo articolo 1, il Fondo è alimentato dall’importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all’interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo e finanziario.

Le compagnie di assicurazione hanno l’obbligo di versare al predetto Fondo gli importi dei contratti di assicurazione sulla vita reclamati oltre il termine prescrizionale stabilito inderogabilmente dalla legge ed in particolare dall’articolo 2952 c.c..

In tale contesto l’intermediario assicurativo una volta verificata la scadenza del termine prescrizionale legale, provvede agli adempimenti legali di riversamento al Fondo in oggetto degli importi delle polizze prescritte.

Diversamente dagli importi dei rapporti finanziari devoluti per ”dormienza”, gli importi dei rapporti finanziari devoluti per ”prescrizione” non sono restituibili per cessazione giuridica del relativo diritto di credito.

Pertanto, a seguito della devoluzione al Fondo né gli Agenti né gli eventuali eredi potranno riscuotere dette somme.

 

Nel caso di specie, assume rilievo la circostanza che la devoluzione al Fondo può avvenire solo a seguito della prescrizione del diritto degli ex agenti a percepire tali somme. Pertanto, non potendo costituire reddito per gli stessi, all’atto del versamento delle somme al Fondo non dovrà essere applicata alcuna ritenuta.

 

Infine, l’Agenzia ricorda che non si applica alle associazioni l’articolo 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014, secondo il quale ai soli fini della validità e dell’efficacia degli atti di liquidazione, accertamento, contenzioso e riscossione dei tributi e contributi, sanzioni e interessi, l’estinzione della società ha effetto trascorsi 5 anni dalla richiesta di cancellazione del Registro delle imprese.

Ne deriva che, in caso di estinzione dell’associazione non riconosciuta, la pretesa può legittimamente essere fatta valere nei confronti di coloro che hanno agito in nome e per conto dell’associazione e, dunque, nei confronti, in particolare, dell’ultimo legale rappresentante della associazione stessa, destinatario di una obbligazione personale e solidale.

Misure in favore delle persone anziane nel nuovo decreto legislativo

Il D.Lgs. n. 29/2024 contiene misure in favore della popolazione anziana, tra cui una prestazione universale di sostegno economico erogata dall’INPS finalizzata, in parte, a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza svolto da lavoratori domestici (D.Lgs. 15 marzo 2024, n. 29).  

E’ entrato in vigore lo scorso 19 marzo il D.Lgs. n. 29/2024 (cosiddetto Decreto Anziani) contenente disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, tra cui alcune volte a riordinare, semplificare, coordinare e rendere più efficaci le attività di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti, anche attraverso il coordinamento e il riordino delle risorse disponibili, e ad assicurare la sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane e per le persone anziane non autosufficienti.

 

Nei luoghi di lavoro, il datore deve garantire la promozione della salute, la cultura della prevenzione e l’invecchiamento sano e attivo della popolazione anziana attraverso gli obblighi di valutazione dei fattori di rischio e di sorveglianza sanitaria previsti dal D.Lgs. n. 81/2008 e tenendo conto anche delle indicazioni contenute nel PNP, che prevedono l’attivazione di processi e interventi tesi a rendere il luogo di lavoro un ambiente adatto anche alle persone anziane attraverso idonei cambiamenti organizzativi.

 

Il datore di lavoro deve adottare ogni iniziativa diretta a favorire le persone anziane nello svolgimento, anche parziale, della prestazione lavorativa in modalità agile, nel rispetto della disciplina prevista dai contratti collettivi nazionali di settore vigenti (articolo 5).

 

La prestazione universale

 

L’articolo 34 del decreto legislativo in argomento introduce, in via sperimentale, dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026, una prestazione universale, subordinata allo specifico bisogno assistenziale al fine di promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali per il sostegno della domiciliarità e dell’autonomia personale delle persone anziane non autosufficienti.

 

La suddetta prestazione viene erogata dall’INPS, previa espressa richiesta, alla persona anziana non autosufficiente in possesso dei seguenti requisiti: a) un’età anagrafica di almeno 80 anni; b) un livello di bisogno assistenziale gravissimo (come definito ai sensi dell’articolo 34, commi 2 e 3 del decreto); c) un valore dell’ISEE per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro; d) titolarità dell’indennità di accompagnamento di cui all’articolo 1, primo comma, della Legge n. 18/1980, ovvero possesso dei requisiti per il riconoscimento del suddetto beneficio.

 

La prestazione universale – esente da imposizione fiscale e non soggetta a pignoramento – è erogata su base mensile ed è composta da una quota fissa monetaria corrispondente all’indennità di accompagnamento e una quota integrativa definita «assegno di assistenza», pari a 850 euro mensili, finalizzata a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza svolto da lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona titolari di rapporto di lavoro conforme ai contratti collettivi nazionali di settore, o l’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza e forniti da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale.

 

Formazione del personale addetto all’assistenza e al supporto delle persone anziane non autosufficienti

 

Entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto in commento, dovranno essere adottate linee guida per la definizione di modalità omogenee per l’attuazione di percorsi formativi, alle quali le regioni possono fare riferimento, nell’ambito della propria autonomia, per il raggiungimento di standard formativi uniformi su tutto il territorio nazionale, finalizzati a migliorare e rendere omogenea l’offerta formativa per le professioni di cura, nonché all’acquisizione della qualificazione professionale di assistente familiare (articolo 38).

 

Al fine di potenziare e riqualificare l’offerta professionale dei servizi di assistenza familiare per le persone anziane non autosufficienti, le regioni promuovono, attraverso i propri enti accreditati, corsi di formazione professionale per acquisire la qualificazione di assistente familiare, rivolti anche alla platea dei destinatari dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e il lavoro.